Questo sì che è un argomento davvero pesante da digerire! Soprattutto perché tratta un tema, il perdono, che rischia di farci scivolare nel buonismo, nell’immotivato ottimismo e che sicuramente sarà ben presto in qualche modo diffuso più ampiamente in propaganda allo scopo di rendere docili, facilmente distraibili ed indirizzabili le masse. E’ bene tenere in mente pochi e chiari punti.
-Il perdono è un atto interiore-verticale, fa parte dei conti che faccio con me stesso. Durante l’esistenza, soprattutto nell’infanzia, tutti abbiamo subito delle ferite emotive (abuso, abbandono, svalutazione…).
-Si può comprendere cosa voglia dire il perdono solo quando realizzo che le ferite emotive che mi sono state inflitte, sono state necessarie al mio sviluppo verso una determinata direzione e a creare la persona (perfetta per definizione, ma anche il concetto di perfezione può essere compreso solo nel vero lavoro interiore) che oggi sono.
-Se tali sofferenze sono state necessarie per il nostro percorso di vita (perfetto pure quello!), sono state inevitabili ed inflitte soprattutto dalle due persone che in teoria dovrebbero averci amato più di tutte: i nostri genitori.
-Il perdono prevede quindi la presa di coscienza di queste ferite e della loro necessità, seppur dolorose.
-Il perdono ci congeda e ci libera dal passato: come l’organo polmone ha il compito di “lasciar andare” (l’aria espirata, i prodotti di scarto dell’organismo), così noi dobbiamo mollare i nostri attaccamenti al passato, dobbiamo elaborare i lutti.
-Il perdono è un passaggio necessario per proseguire il percorso di vita secondo la nostra “missione individuale”, ci riporta a contatto con il nostro spirito. Evita che perduriamo per una vita intera negli stessi meccanismi ed evita che le emozioni ed i sentimenti si cristallizzino nel nostro corpo fino alla malattia. Chi non soffre o non ha mai sofferto di lombalgia? Non è forse l’effetto del peso delle scelte (o delle non scelte), sulla parte più maschile di tutti noi e cioè la schiena?
-Il perdono come atto esteriore-orizzontale, invece, anche pronunciato pubblicamente, pure davanti ad un reato o di fronte ad una chiara ingiustizia è sì invece intriso di nauseante buonismo. Che stiamo a fare in relazione agli altri in questa vita ed in questo mondo se non pretendiamo giustizia e che ognuno impari, pagando, dai suoi errori?
LFR.
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