È curioso osservare come, incontrando le persone con presenza, tutto cambia.
È già da un po’ di tempo che sto sperimentando un nuovo modo di incontrare l’altro.
Quelli che noi chiamiamo gli altri, loro, cioè quelle persone che non sentiamo appartenerci e che consideriamo sconosciuti. Quelli che, non essendo questi, assumono un significato di lontananza da noi, dai nostri valori, pensieri, emozioni, azioni…sono coloro con cui non con-dividiamo, per esempio, le nostre giornate o atteggiamenti, i nostri ideali, cultura, le nostre passioni. Sono incontri occasionali, forse sfuggenti sguardi o incontri passeggeri lungo strade di vita.
Come incontriamo gli altri?…lo sconosciuto?…il meno intimo?…
Spesso con superficialità , con indifferenza, con giudizio… insomma forse inconsapevolmente, con meno ‘cura’.
Certo che non sarebbe possibile incontrare tutti come persona profonda nella propria vita, ma credo che questo non tolga il valore unico che ogni essere che incontriamo porta in sé a prescindere da tutto il resto. Tutto il resto potrebbero essere i pregiudizi, i timori, la riservatezza, la non abitudine ad incontrare l’altro come essere uguale a me. Con gli stessi diritti, emozioni, dolori, gioie, vissuti…con uno stesso, immenso valore…
Credo che incontrare l’altro in maniera neutra sia difficile..in realtà è una possibilità che spesso non ci viene proposta e insegnata. Inconsciamente, a prima vista, qualcuno non ci piace “a pelle” (il più ampio senso) però spesso se dovessimo esprimere il perché forse diremmo cose futili.
Questo non significa che la nostra apertura deve essere sempre spalancata, ma neppure chiusa a prescindere.
Con questo post di oggi vorrei proporre un’apertura sana e attiva, cioè con presenza invece che con assenza.
L’assenza non ci rende protagonisti e neppure responsabili, in primis di se stessi. Ci allontana da gli altri, ma anche da noi stessi, in primis. Ci chiude alle possibilità, al mondo e soprattutto all’incontro sano che è quello che davvero ci sussurra se aprire o chiudere con consapevolezza, non solo a gli altri, ma anche a noi stessi, in primis.
Chissà, forse un nuovo modo di incontrarci potrebbe aprire orizzonti altri ed alti visto che incontrare l’altro significa anche incontrare se stessi.
LFR
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