A volte capita di chiedermi perché non torna nulla, perché sia tutto così complicato, perché non mi senta appagata, serena e perché sembra mancarmi qualcosa di fondamentale, ma che non riconosco.
Possibile che non sia capace di riconoscere e dare un nome a qualcosa di così importante da sentire come fondamentale?
E così mi affanno alla ricerca forsennata, utilizzando energie preziose, con tristezza, a volte con rabbia, frustrazione o delusione..con testardaggine, desiderosa di scovare una soluzione, un rimedio a questo forte disagio che: non molla mai!
Tutto questo cercare senza sosta, che credo essere l’unica soluzione possibile, mi stanca e allora provo ad ascoltare la mia stanchezza e accenno ad una pausa.
Fermarsi in questa società richiama subito al giudizio e allora mi dico che non posso concedermela, questa sosta. Mi sento in difetto, forse in colpa, giudicata da me stessa e da gli altri..dal mondo intero che con occhi spalancati mi punta il dito indice contro come per dirmi: ma non lo sai che il tempo è denaro, il tempo non è mai abbastanza, chi si ferma è perduto, il tempo non ritorna, chi dorme non piglia pesci, chi ha tempo non perda tempo..e via e via.
Ecco l’automatismo, la paura di non essere abbastanza, che allora subito, quasi con vergogna, mi rimetto in movimento.
E….eccomi nella ruota del criceto, in affanno, alla ricerca forsennata, utilizzando energie preziose, con tristezza, a volte con rabbia, delusione..con testardaggine desiderosa di scovare una soluzione a tutti i costi, un rimedio a questo forte disagio che non molla mai: di nuovo con quel senso di impotenza.
Subito sopraffatta dal giudicarmi corro corro, ma se potessi rallentare, ascoltare quel sussurro interiore, concedermi quella sosta vorrei, senza giudizio o etichette, vorrei urlare: ” ma cosa stai facendo!! e basta! non lo senti che sei esausta. Cosa diavolo stai cercando? E soprattutto, ma dove lo cerchi!!!!!????”
Questa vocina interiore che non mi permetto di ascoltare è l’antagonista della mia parte che prende il sopravvento, cioè il perfezionista e il giudice interiore, che ricercano l’amore e l’approvazione degli altri per sentirsi accettati, parte buona uniformata alle regole del gruppo.
Entrambe queste voci sono utili per me, devo solo imparare ad utilizzare il modulatore di volume in modo da sintonizzarmi in equilibrio fra le varie vocine nella mia testa e l’ascolto di me nel qui ed ora: solo così potrò scegliere in libertà cosa è sano per me.
Il segreto è che andiamo bene così come siamo (le risorse non ci mancano, basta guardare bene e con fiducia), siamo capaci di so-stare (saper stare). Invece di mollare la responsabilità a gli altri, all’estero, iniziamo a diventare responsabili di noi stessi e delle nostre scelte.
Rivolgiamoci all’ascolto gentile di noi.
Solo se ci prendiamo la responsabilità di noi potremo avere cura (cioè avere a cuore) veramente di noi, ascoltando i veri bi-sogni. Non ci accontenteremo più dei surrogati e potremo finalmente incontrarci, ognuno con i propri bi-sogni, ognuno con le proprie risorse e soluzioni vere, efficaci, risolutrici, sane.
Prendersi la responsabilità di sé per uscire dal ruolo della vittima, nella ruota che gira che ti rigira, ti trovi sempre al punto di partenza!
LFR🌱
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