Quest’oggi, vorrei proporre una riflessione su quello che, solitamente, ci puo evocare la parola confine.
Nella società in cui vivo, di frequente, associamo alla parola confine un significato di chiusura, difesa, separazione, diffidenza, limite…un termine utilizzato per creare separazione.
Spesso sentiamo dire, oppure noi stessi utilizziamo frasi del tipo: avere un confine, difendere il proprio confine, non oltrepassare il confine, confine della morale, mi sento confinato, ecc..
E’ utile e salvifico utilizzare il confine, perché in alcuni momenti o casi specifici lo ritengo sano. Il pericolo potrebbe essere quello di non utilizzarlo con consapevolezza, ma per copione pre-stabilito da decisioni oggi non più consone per noi.
Credo che il confine inteso come separazione e chiusura netta, tenda a generare sentimenti negativi ed ideali piuttosto limitanti che non giocano a nostro favore.
Poi se ci penso su, mi vengono in mente anche frasi del tipo: confine da superare, confini da rompere, confini del sapere, ai confini del mondo, ai confini della realtà, l’immensità non ha confini ecc..
Il confine, essenzialmente, a noi pare una chiusura…e mi riferisco, in questo post, soprattutto al tipo di chiusura sia “mentale”/ideale che di azione (che sono collegate fra loro), a quella chiusura che ci limita, che ci toglie possibilità e ci svaluta come persona.
Pur essendo utile e sano a volte mettere un confine, a me non piace pensare ad un
confine netto a prescindere,
che ci rinchiude in ideali, comportamenti, pensieri, ruoli ed emozioni trattenuti e r-assegnati.
Non amo il confine netto perché il problema delle linee di confine è che la maggior parte delle volte le rendiamo, a livello razionale, invalicabili. Non le attraversiamo o non ci diamo il permesso di farlo per abitudine, per paura, per sentito dire, per noncuranza, per pigrizia, per inconsapevolezza, per non uscire da regole e/o schemi sociali o dalla zona confort e tramite queste azioni, creiamo in noi stessi sofferenza e ci boicottiamo negandoci opportunità e crescita.
Infatti, se ci pensiamo:
confine è collegato alla parola ‘confinare’ che richiama l’atto di limitare/relegare. Ci possiamo sentire confinati in un pensiero o in una situazione che non ci piace oppure in un luogo (le famose quattro mura). La pena dell’essere confinati, può diventare esilio, cioè il confino in un luogo lontano, in “terra straniera”, in un luogo che sentiamo non appartenerci e in cui ci sentiamo persi.
Il confine però ha una valenza importante e per me davvero affascinante perché rappresenta una linea che delimita ed allo stesso tempo, una linea di contatto con quello che sta intorno, al confine stabilito.
Questo è un luogo che può diventare maestro sapiente per noi. L’ambivalenza di chiusura e di apertura come linea di contatto che ci fa esplorare, conoscere e confrontare.
Qui, si trova il fine in comune fra i due lati, la differenza, ma anche la somiglianza.
Come sempre l’etimologia ci viene in soccorso e ci svela che la parola confine (dal latino, derivato di finis ‘limite’, col prefisso con-) ha a che fare, inaspettatamente, con la parola affine (dal latino adfinis ‘limitrofo’, derivato di finis ‘limite’, col prefisso ad-) : il centro di significato condiviso dai due è finis, cioè, il limite.
Il confine è un di qua e un di lá rappresentando nella separazione una condivisione del limite.
L’affine è la qualità della vicinanza fra quello che sta di qua e al di là del limite.
Questa osservazione apre i confini che diventano così orizzonti che permettono di guardare oltre.
Prima di scegliere, di decidere è opportuno vedere oltre. Oltre le abitudini, le aspettative, il dovere, il confort e l’abitudine per incontrarci, ascoltarci e rispettare il proprio sentire ed i propri bi-sogni. Solo così potremo davvero chiudere o aprire il confine come scelta desiderata/profonda e con consapevolezza.
Arthur Schopenhauer diceva:
“Ogni uomo confonde i limiti del suo campo visivo con i confini del mondo.”
C’è altro, magari ne vale la pena.
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2 Comments
Bello considerare i confini come orizzonti. Possiamo andare oltre, seguire l’orizzonte, già cambiare la parola ne cambia la nostra percezione.
Bella la foto che hai messo!! 🙂
Grazie Sara, commento davvero interessante..”già cambiare la parola ne cambia la nostra percezione”.. fa una gran differenza ?