Quando tutti mi tirano per la giacchetta…non ce la faccio più.

Capitano alcuni giorni…che proprio non ne puoi più, dove ti giri ti giri c’è qualcuno che vuol sapere qualcosa o che vuole che tu faccia qualcosa, in un vortice d’interruzioni che immobilizzano. Per me eran giornate tremende (quasi tutte cosi, eh) e la sera mi sentivo come un cencio sputato fuori dalla centrifuga della lavatrice. Ora però va meglio…ho cercato di prendere insegnamento dalle mie sensazioni negative. Cosa mi stavano dicendo, a parte che ogni tanto era lecito che io mi nascondessi in qualche luogo tipo Magda che fugge da Furio? 

1.Che principalmente il mio disagio è legato all’abbandono dell’adesso; ognuno che richiama la tua attenzione, anche mentre stai facendo altro, ti sta riportando nell’Adesso. Fin quando non l’hai capito, chi ti sta intorno continuerà, senza pietà alcuna. Se si abbandona quel che si sta facendo per dare attenzione e la si dà veramente, non desiderando contemporaneamente di essere altrove o in altro tempo, lo stress sparisce come per magia. 

2.L’Attenzione: se è vera, partecipata, autentica verso il compito che si sta svolgendo, si può passare da un “adesso” all’altro, senza perdere concentrazione e senza dimenticarsi il da fare.

3.I compiti più difficili sono quelli che veramente vale la pena di compiere. Difficoltà e responsabilità sono direttamente proporzionali alla grandezza di quel che si fa e, in genere, riflettono anche la “larghezza di spalle”. Perciò coraggio (o come scriverebbe Francy cor-aggio), niente paura delle difficoltà bensì orgoglio.

4. Percepire ed ascoltare, prendersi cura della propria stanchezza fisica, emotiva e mentale è doveroso! Pertanto, stacchiamo da tutto e tutti, giuro che non succede niente! Ed impariamo anche a delegare, altrimenti saremo i primi carnefici di noi stessi. 

Luci;-)