Robi mi ha fornito lo spunto per approfondire l’importanza del campo da coltivare.
Per fare crescere piante sane, robuste e belle sono importanti attenzioni e cure fondamentali.
Intanto c’è bisogno di uno spazio da coltivare, di cui prendersi cura.
Questo spazio ha bisogno di essere preparato all’accoglienza. Ha bisogno di essere lavorato a fondo, bonificato e trasformato.
C’è bisogno di conoscere e scegliere gli arnesi e gli attrezzi necessari.
C’è bisogno del tempo giusto, di nutrire il terreno.
C’è la necessità di saper attendere, di osservare, di cogliere i segnali.
Non tutti i semi si possono piantare contemporanea e in ogni periodo dell’anno..ognuno ha il suo tempo ed i suoi tempi..la sua stagione, i suoi profumi e sapori, i suoi colori, il suo ciclo ed i suoi frutti.
Dobbiamo porre attenzione a quali piante seminare vicine, non tutte rendono al meglio ovunque se non supportate o se non hanno il loro spazio vitale.
È necessario concimare e nutrire il terreno dosando anche la giusta quantità di acqua.
Si devono procurare semenze adatte alla stagione, mettere testa, fisico ed emozione..
Si mettono insieme le idee, dedicando tempo, ingegno per progettare l’anima ed il futuro del nostro terreno.
Si decidono gli obbiettivi da raggiungere, la modalità ed i tempi imparando anche dagli errori e soprattutto osservando con consapevolezza per mettere in campo (nel vero senso della parola) i frutti del nostro sapere.
Coltivare è creare cultura.
Come ci suggerisce l’insegnante e scrittore Alessandro D’Avenia (durante un incontro al Politecnico di Milano)
Cultura è “consumare oggetti belli” o è creare uno spazio?
La parola cultura ( der. di cultus) ha come radice latina colère che significa coltivare.
Prendersi cura della terra crea agri-cultura, attraverso la quale prende vita uno spazio che trasforma la terra e chi la lavora (per farlo si deve stare nel campo).
La parola culto (cultus, contemplazione) ha la stessa radice di cultura.
Quindi gli ingredienti sono:
Il campo: lo spazio, cioè la premessa per la crescita e
la fatica del contadino: che si prende cura, che lavora la terra e che sta quindi facendo un’opera di culto dando gloria al sacro.
C’è crescita nella “fatica e nello sforzo” di coltivare il campo, cioè lo spazio in cui si coltiva la cultura.
Coltivare serve a restituirci quello spazio riempito, che risuona dentro di noi facendocelo abitare.
Abitare uno spazio significa rinnovarlo, viverlo, respirarlo, trasformarlo, curarlo, ma soprattutto vuol dire non stancarci di noi stessi.
Coltivi-AMO con diletto (diligere, amare) quella terra sublime, fonte che illumina il frutto compiuto quotidiano elevando l’essere umano, rinnovandolo.
Francesca :•)
P.S. – Consiglio la lettura dei post “L’orto è uno specchio” e “Lo sforzo” scritti in precedenza su questo blog da RV
Ringrazio Alessandro D’Avenia: https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://m.youtube.com/watch%3Fv%3DstR74dduysw&ved=2ahUKEwjM35e__4n6AhXEgv0HHRsuCjkQz40FegQIBBAI&usg=AOvVaw3hSDhIhR04bI6cN6ct33Mi
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