Acquistare è un’altra parola che mi piace definire bella. Credo sia una di quelle parole usate con troppa superficialità e in assoluta ignoranza, nel senso che ignoriamo la profondità celata.
Acquistare,etimologicamente ad(a)-quaèrere(avere), significa cercare di avere.
Cosa cerchiamo di avere: pensieri, sapienza, credibilità, ricchezza, fama, visibilità, desideri, leggerezza, amore, riconoscimento, felicità…
in che modo cerchiamo di appropriarcene?
ed attraverso cosa manifestiamo i nostri averi?
siamo consapevoli di cosa vogliamo davvero di importante?
È si, non acquistiamo solo cose, anche se, perlopiù, l’essere umano è portato ad acquistare oggetti.
Perché la parola oggetto non è neppure questa, banale.
“I latini infatti tradussero con “ob-iectum”, letteralmente “gettato davanti”, “posto di fronte” ciò che Aristotele indicava come ἀντικείμενον, termine questo che voleva indicare “ciò che è posto sotto” il sostrato, la sostanza, l’essenza del reale” (Wikipedia oggetto filosofia).
Quindi, cosa acquistiamo?
E a che prezzo?
Alcuni “oggetti” non hanno valore,
ma altri, non hanno prezzo!
e spesso quello che non ha prezzo non si acquista in negozio o con soldi, bensì in luoghi molto più profondi e personali scegliendo ciò che ci è “posto difronte” come ci insegnano i latini, ma anche osservando ed ascoltando “ciò che è posto sotto”, come impariamo da Aristotele.
La riflessione che vorrei proporre oggi è quella di soffermarsi ed osservarsi per prendere consapevolezza di come e cosa acquistiamo, cioè, cerchiamo di avere.
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