Eh che cavolo!

Un bel cavolo romano, quante cose ha da raccontare. Se guardiamo bene è formato da tante piccole forme tali e quali all’unità, a sua volta composte da tanti mini cavolini. In più tutte queste forme, grandi e piccine, formano una spirale che si allarga sempre di più secondo una proporzione che segue la sequenza numerica di Fibonacci (il numero seguente risulta dalla somma dei due precedenti ad esempio 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13…). E’ un’intelligenza intrinseca che si può osservare nel girasole, nella chiocciola, alla base di una pigna, nel nautilus, nei petali di una rosa, nell’ananas, nelle corna di ariete, addirittura nella forma di una galassia.

Anche noi siamo composti da tanti mini me che parlano un linguaggio segreto che aspetta solo di essere decifrato. Già la forma del nostro corpo ci parla di noi, della genetica e del vissuto, nostro e persino dei nostri antenati. E poi la triade fronte-naso-labbra/mento sono un mini me e rappresentano cielo-uomo-terra, la prominenza di una parte ci racconta qualcosa di noi. La mia lingua è un mini me e lì si condensano messaggi che celano squilibri e disfunzioni. Le mie mani ed i miei piedi sono dei mini me e potrei trattare un dolore semplicemente massaggiando la parte corrispondente del corpo. La mia pancia è un mini me, il mio torace, il mio orecchio (è la rappresentazione di me raggomitolato a testa in giù), il mio occhio, l’iride. La sezione aurea secondo la sequenza di Fibonacci, anche se meno intuitiva, esiste anche per l’uomo: le proporzioni corporee ideali studiate da Leonardo da Vinci nel suo uomo Vitruviano, si sviluppano a partire dal suo centro primitivo, l’ombelico.

E questa “chiocciola” umana quanto si può allargare? Io dico all’infinito. E il bello è che mentre le prime spirali (quelle dell’ombelico) sono piccole piccole, la perseveranza della crescita dà spirali sempre più ampie. Non ci sono limiti.

LFR.