Esiste un tempo in cui siamo prevalentemente indaffarati a costruire il nostro corpo (da bambini), un tempo in cui siamo prevalentemente alle prese con la gestione delle emozioni (adolescenza), un tempo in cui ci dedichiamo con passione allo studio ed alla maturità mentale (giovinezza). E chi tira le fila? Come chi? Ma sono IO che tiro le fila! Una volta corredata di un fisico, di emozioni e della mia mente ho tutti gl’ingredienti che mi servono per costruire il mio IO, giorno dopo giorno, con un lavoro incessante, infinito, necessario, ardentemente desiderato, fino all’ultimo giorno.
Ai miei (vecchi) tempi d’università, nella fisiologia del sistema nervoso si studiavano l’esterocezione (la percezione tattile, visiva, uditiva, olfattiva, dolorosa, termica, gustativa) cioè le sensazioni che creavano la coscienza di essere separato dal mondo; poi c’era la propriocezione e cioè la percezione della propria posizione e postura nello spazio (anche se chiudo gli occhi e mi isolo so perfettamente in che posizione mi trovo). Di interocezione (percezioni dagli organi interni) non si parlava affatto, al massimo si parlava di controllo del sistema nervoso autonomo (staccato dalla coscienza) che governa attraverso l’equilibrio di risposte stressanti e “calmanti” dell’organismo, permettendo il corretto funzionamento in base alla situazione. In realtà l’interocezione è governata da sistemi complessi, che coinvolgono anche la corteccia cerebrale, regolando in modo più ampio un equilibrio che appariva un tempo solo retaggio evolutivo necessario alla sopravvivenza del regno animale. L’interesse sui meccanismi, sulle applicazioni pratiche e dell’impatto sulla salute dell’interocezione stanno aumentando esponenzialmente. L’allenamento all’interocezione è una pratica salutare: quello che succede dentro è frutto delle emozioni (e-mozioni, messa in moto) e della nostra interazione con il mondo (ma poi, alla fine, dove sono i confini tra noi ed il mondo?). Posso isolarmi nel silenzio alla luce soffusa, per allenarmi a percepire cosa succede nella mia pancia, nel mio bacino, nel mio naso quando passa l’aria, nel mio cuore, nel mio fegato. La stessa “mindfullness” parla di percezione del respiro nel momento presente come strumento di gestione dello stress (torna tutto, eh). Il passo successivo, ma per i campioni, è quello di percepire tramite esterocezione, propriocezione, interocezione mentre siamo immersi in un ambiente stressante e carico di stimoli, cioè nella vita quotidiana del nostro modello di società. Qui il lavoro si fa veramente duro. Ma per costruire il proprio IO, si fa questo ed altro.
Vi auguro un buon lavoro di costruzione e di crescita, finanche a veneranda età!
Luci;-).
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