LA CARROZZA ALCHEMICA DI GURDJIEFF

La carrozza alchemica, è una metafora proposta da uno dei più grandi maestri dell’esoterismo George Ivanovic Gurddjieff, filosofo e maestro armeno vissuto a cavallo tra metà del 1800 e metà del 1900.

Questa metafora descrive al meglio la condizione dell’essere umano e sottolinea che nella maggior parte dei casi il passeggiero (anima) è dormiente, ovvero la situazione di colui che non decide la direzione della propria vita, ma ne è succube.

Ma andiamo per ordine: la carrozza rappresenta il corpo fisico trainato da cavalli che sono le emozioni, guidato dal cocchiere che è la mente. Il passeggero è l’anima. Gurdjieff adoperava questa metafora per spiegare il procedimento per cui la coscienza di ognuno di noi è assopita in un sonno indotto e non siamo noi a guidare la carrozza ma bensì una sorta di pilota automatico. Quando il passeggero (anima) dorme, a decidere la strada da percorrere è il cocchiere (mente). Quando il cocchiere (mente) è confuso, si lascia guidare dai cavalli (emozioni) che corrono senza una meta.

Da questo si deduce che se non è il passeggero (anima) ad indicare la meta, la nostra vita sarà in mano a mente ed emozioni con le inevitabili conseguenze che tutti conosciamo. 

Il lavoro che quindi dobbiamo fare, è quello di ascoltare il passeggero, la nostra anima che sa sempre quale è la direzione giusta da prendere, mentre la mente deve semplicemente condurre la carrozza indirizzando le emozioni. 

PS: Gli ammortizzatori, cosa rappresentano? Sono i nostri vizi, le nostre piccole soddisfazioni di personalità, attutiscono i colpi dei cavalli (emozioni) e del fondo stradale (il mondo) sulla carrozza (corpo), consentendogli di andare avanti nonostante le avversità. Eh si, servono anche le nostre piccole soddisfazioni di personalità.

RV