1943 – 1945 – diario di guerra di mio nonno Ademaro Petracchi:
“ Siamo in 100 per vagone, io, Giorgio, Betti e Bagnoli ci mettono tutti insieme al piano di sopra.
Ci chiudono a lucchetto e aprono solo quando ci portano quella brodaglia con teste e lische di pesce e un pochino di pane.
Quando sul treno c’è un morto lo buttano sopra un vagone messo a posta per questa funzione. Quando il treno si ferma per qualche ora, fanno scendere in gruppo, gli fanno fare una buca comune e fanno seppellire quei morti senza nemmeno prendere le loro generalità per potere avvertire le loro famiglie.
Il treno fa soste abbastanza lunghe, anche di due giorni, perché le linee ferroviarie sono a binario unico e i treni militari hanno precedenza.
I giorni passano, passiamo da Stalingrado e mercoledì 24 gennaio 1945 dopo un mese trascorso sul treno (dove, per giorni, in un secchio facevamo i nostri bisogni e che poi veniva attaccato ad un chiodo e spesso con gli scossoni dei binari il secchio cadeva: e non avevamo acqua per lavarci) siamo arrivati a Glasgow, la nostra destinazione.
Ci dividono in quattro gruppi, il primo è formato da malati. Io e Betti siamo nell’ultimo gruppo e ci mandano dal parrucchiere: siamo lerci e pieni di pidocchi.
Dopo poco che Betti è andato via, forse per il freddo dei 22 gradi sotto zero o per la brodaglia gelata che ho mangiato dalla fame, mi è venuto un malore ed ho perso conoscenza. Hanno detto che non c’era niente da fare e mi hanno buttato nel vagone dei morti.
Quando Betti è tornato, non vedendomi ha chiesto e gli hanno detto che ero morto ed ero buttato nel vagone. Betti si è arrabbiato e ha detto:”a Petracchi ci peso io!”. È venuto a prendermi di nascosto rischiando la sua vita. Ero tutto intirizzito come un pezzo di ghiaccio, Betti prende il cappello che ha in testa, si leva la mezza camiciola che ha per coprirsi lo stomaco( L’ALTRA MEZZA CE L’HO IO ) cerca di scaldarmi piedi, stomaco anche con il suo corpo e così pian piano inizio a riprendermi.
CERTO SE NON AVESSI AVUTO UN AMICO COME BETTI FINIVO DI MORIRE SOLO E ASSIDERATO NEL VAGONE AMMASSATO FRA CORPI MORTI E MORIBONDI.
SAREI STATO SEPPELLITO NELLA BUCA COMUNE SENZA NOME.
Invece quella sera, grazie a lui, sono uscito con tutti gli altri barcollante ma VIVO ed ho camminato sulla neve …”
Tratto dal Diario di mio nonno Ademaro Petracchi:
“ la mia vita militare e prigioniero di guerra 1943 – 1945”
Vorrei proporre una pausa per riflettere
sull’importanza vitale degli amici veri, quelli presenti!
Non quelli virtuali, ma quelli che posso
toccare con mano
ed a cui sorrido guardandoli negli occhi
viso a viso..corpo a corpo!!
Fermatevi per valorizzare i doni gratuiti che gli amici ci fanno ogni giorno, perché è proprio vero : CHI TROVA UN AMICO TROVA UN TESORO!
E voi, con chi CON-dividete l’altra mezza camiciola?
Con Gratitudine
Francesca :•)
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