Il ponte tra il se’ ed il Se’.

Mi trovo in visita a casa di una cara amica a Castelsaraceno, il paese lucano a forma di cuore incastonato nella montagna, tra il parco del Pollino ed il parco nazionale dell’ Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese. Il ponte tibetano collega a piedi i due parchi, e’ stato inaugurato un anno fa, ha una lunghezza di 585 metri (il più lungo del mondo) e si sviluppa su una gola con altezza massima di 80 metri. Ho subito pensato ad un significato metaforico: potrebbe sembrare un ponte gettato tra la personalità e l’anima, quell’input esatto che arriva ad aprire il cuore. Quindi cosa faccio? Prendo subito il biglietto per attraversarlo! Comincia la mia avventura, inizialmente sembra facilissimo. Dopo un po’ perdo ogni riferimento nello spazio, mi sento immersa nell’u-topia: il ponte un po’ ondeggia e se guardo giù vedo le fitte chiome degli alberi agitate dal vento…nausea e smarrimento mi assalgono (anche perché le pedane sono trasparenti e alternate al vuoto). La signora davanti a me si gira e si offre per fotografarmi, visto che sono restia a lasciare la presa sui cavi per tirar fuori un telefonino che sarà a sua volta sospeso nel vuoto. Un senso di smania alle gambe e alle ginocchia mi assale. Penso che se dietro di me non ci sono turisti, posso tornare indietro…macché! I ragazzi dietro incalzano, sono più veloci, mi sorridono e mi dicono di guardare l’obiettivo avanti. Chissà che figuraccia sarebbe se chiedessi di farmi venire a prendere. Ok, capisco che una volta iniziato il percorso, non si può tornare indietro. E quindi coraggio, passo dopo passo, mi godo l’inebriante smarrimento verso l’obiettivo finale.

E’ proprio, come immaginavo, una metafora esatta. Il percorso è insolito, mi fa desiderare di tornare ai piccoli attaccamenti della personalità, provo un senso di smarrimento ma incontro chi mi incita e mi guida. Mi abbandono con fiducia alle mie sensazioni ed al cammino, trasmutando le emozioni “negative” in spinte verso l’obiettivo.

Luci ;-).