Il pazzo rinnego

Oggi voglio dedicare una piccola riflessione a quello, che con tono amorevolmente scherzoso, mi piace chiamare l’omonimo pazzo presente.. uno di quei tanti personaggi che 

 vivono dentro ognuno di noi, a volte in un sereno silenzio, a volte invece ammutolito dal giudizio o dal senso di un pudore “social-condiviso-inculcato”.

A quella parte che per timore non consideriamo perché ci hanno insegnato che “sta male”, che è fuori luogo, fuori tempo, totalmente negativa. È per questo che la lasciamo cristallizzare in uno scantinato sconfinato dentro di noi.. chissà dove?

Come sempre, le parti rinnegate in qualche modo, in qualche forma si ripropongono nelle nostre questioni quotidiane fino a quando non gli diamo ascolto. Ed è allora che capita che le risposte e le soluzioni adeguate provengano proprio da scantinati sconfinati dentro di noi.

Alla genialità del mio omino pazzo dedico queste righe da me scritte:

Il piccolo nido del sorriso:

“L’omino pazzo è irresistibile, cattura sempre l’attenzione dei passanti.

Perché non si riesce, al suo cospetto, a distoglierne lo sguardo?

Urla, ride, salta, si rotola, si ammutolisce, si perde, si intreccia, farfuglia. Ha occhi attenti che spesso chiude o sbatte e orecchie sensibili..

L’omino pazzo è colui che impara facendo, gridando, danzando, cadendo grazie alla possibilità che si dá di uscire dagli schemi, di non vergognarsi, di non giudicare.

Impara a cantare e volare da un uccello, ad essere fedele ed avere fiuto da un cane, a saltare e fare la linguaccia da una rana, a danzare ed essere leggero da una farfalla, la libertà dal vento.

 E allora ecco perché con invisibile invidia o vergognosa ammirazione, senza capirlo, lui, ci può sorprendere”.

Francesca :•)